Insetti Fitoridi Ligei Coreodi Scudati.

Un Cervo volante e un Maggiolino

FITOCORIDI - LIGEI - COREODI - SCUDATI

VITA DEGLI - INVERTEBRATI - INSETTI

GRILLI

...9.01

Sottoponendo ad un attento esame le elitre, si nota che la seconda vena trasversale dell'elitra destra sporge sulla faccia inferiore ed è munita di piccoli scalini, i quali, con movimento alterno, vengono sollevati ed abbassati contro una vena del margine interno dell'elitra sinistra: questo produce la varietà dei suoni. Le elitre si adagiano insieme solo quando il dilettante tace, il rimbombo prodotto dalla membrana sottile si dilegua, e l'ultimo suono si fa sempre più debole. Esiste perciò la stessa disposizione delle locuste arboree, però con elitre invertite, essendo nei grilli la destra che sovrasta l'altra, mentre là è il contrario. La femmina percepisce, non si sa come, i suoni di richiamo, dato che a tutti i Grilli manca l'apertura delle tibie anteriori; comunque, essa appare, e tocca il maschio con le antenne per avvertirlo della sua presenza. Il maschio tace, saluta, s'inchina, si allunga, si stende, volgendo il capo qua e là; l'unione ha luogo con la femmina che gli sale di sopra, sistema che sembra in vigore presso tutte le locuste. Otto giorni più tardi la femmina comincia a deporre le uova nella sua tana, trenta per volta; l'ovario ne contiene trecento e, per poterle fecondare, essa deve trovarsi ripetute volte con il maschio. Le larve sgusciano dopo 14 giorni, rimanendo insieme, ma non tardano a scavare gallerie proprie. Dopo la prima muta si separano, allontanandosi, ma senza intraprendere lunghi viaggi a distanza dal loro asilo, e si nascondono anche sotto le pietre; il loro cibo, finché lo permetta la temperatura, consiste in radici, altrimenti cacciano insetti; cercano poi ripari adatti per svernare.

Fritsch e Rösel sono del parere che la larva diventi insetto perfetto dopo la quarta muta; altri affermano che le mute sarebbero addirittura 10. Il Grillo Campagnolo è piuttosto vorace, divora tutte le radici che può trovare; per fortuna il suo campo d'azione non è mai in terreni particolarmente coltivati. Esternamente sono nero-lucidi nella parte inferiore dei femori posteriori, le tibie relative della femmina sono rosse, e le antenne bruno-giallastre alla base. Hanno la testa grossa e rotonda, il protorace quadrato, il corpo tozzo che termina in due lunghe appendici articolate, cui nella femmina si aggiunge un lungo ovopositore; inoltre, presentano tre articoli nei tarsi di tutte le zampe, le cui posteriori sono atte al salto, e le ali posteriori, singolarmente formate, che terminano al margine anteriore corneo in una punta, e si ripiegano sotto quella «spina» che sporge più o meno al di sopra delle antenne, piattamente stese sul dorso.

Il Grillo Domestico (Gryllus domesticus) più piccolo del precedente, è color bruno cuoio, più chiaro alle zampe, giallastro alla testa. La lunghezza dell'animaletto va da 16 a 18 mm.; la sua esistenza in società, le sue scorrerie notturne, l'amore per il caldo, fanno sì che il grillo domestico ricordi molto da vicino la blatta, con la quale lo si può trovare spesso in compagnia negli stessi ambienti (forni, mulini, fabbriche di birra, ecc.). Il suono del suo cri-cri può essere quasi piacevole se isolato, mentre può diventare insopportabile ascoltare i cori di molti di essi. Il suono viene emesso con lo stesso sistema del grillo campagnolo, ma è più debole e più acuto in rapporto alla mole più piccola e agli scalini più fitti sulla vena trillante. Se vengono chiusi in prigionia, si divorano qualche arto l'uno con l'altro, e, secondo alcuni, i grilli, come i gamberi, possono rimettere le membra danneggiate o mancanti finché non abbiano terminato le mute.

L'accoppiamento avviene come per il grillo campagnolo; mediante il sottile ovopositore diritto la femmina depone le uova giallastre, allungate, nel calcinaccio, nelle immondizie, oppure nella terra smossa del suo nascondiglio. Le larve sgusciano dopo 10 o 12 giorni; hanno quattro mute e svernano ancora allo stato imperfetto.

Dopo la terza muta appaiono i rudimenti delle ali, e nella femmina il breve ovopositore. Si ritiene che la durata della loro vita non superi un anno, durante il quale la femmina depone certamente più volte le uova, e muore quando ha esaurito la provvista di esse.

I molteplici nomi che il popolo affibbia alla Grillotalpa (Gryllotalpa vulgaris) indicano l'interesse destato da questo animale, in parte per i danni che provoca, ed in parte per lo strano suo aspetto che lo fa sembrare la caricatura di una talpa.

Sul dorso, dietro le spine che scendono arcuate da esso, esistono anche le punte delle ali posteriori; davanti, oltre le antenne, vi sono i palpi mascellari a cinque articoli, e sul cranio anche due occhi accessori, lucenti. Il corpo bruno è ricoperto da una brevissima lanugine serica bruno-rossastra, esclusi gli occhi, l'armatura delle zampe, le ali e la parte del dorso che queste ricoprono. La femmina non ha ovopositore, e si distingue dall'altro sesso solamente per le ultime squame del ventre, fatte in forma diversa.

Il tempo dell'accoppiamento è di solito fra giugno e luglio; avviene di notte, e probabilmente al riparo da occhi indiscreti, poiché non venne mai osservato.

Finché il sole non è alto sull'orizzonte i maschi fanno udire un lieve suono che è stato paragonato al lontano stridere del succiacapre (Caprimulgus europaeus).

Dopo l'accoppiamento, la femmina, per deporre le uova, prepara un vero nido, formato da una cavità corrispondente alla forma e alla grandezza di un uovo di gallina, situato a circa 10 cm. di profondità, nel quale si entra per gallerie a spirale.

Le pareti, inumidite di saliva, sono lisce e quasi murate, tanto che con un po' di precauzione si può asportare intatto l'intero nido.

Di solito lo scomparire della vegetazione in superficie denuncia l'esistenza di tali nidi, nei quali la femmina depone a più riprese fino a 300 uova; terminata la sua opera di genitrice, la femmina non muore subito, ma rimane a guardia del nido, in una galleria verticale, con la testa all'insù.

Questa posizione ha fatto impropriamente pensare ad alcuni trattarsi di una specie di «cova»; altri invece ritengono che la madre, ancora viva quando i figli sgusciano dalle uova, ne divori molti.

Di solito le larve impiegano circa tre settimane a nascere; per i primi tempi i giovani restano insieme, non scavano e si nutrono degli avanzi vegetali che trovano nella terra, o delle piccole radici intorno al loro nido. Dopo la prima muta diventano più vivaci e si sparpagliano. Dopo altre quattro settimane circa avviene la seconda muta, e la terza presso a poco ad uguale distanza di tempo.

In questo periodo hanno una grandezza media di due centimetri e mezzo e si accingono a svernare internandosi profondamente nel suolo. In primavera, dopo la quarta muta, si vedono le guaine delle ali. Alla fine di maggio o poco più tardi appare la Grillotalpa perfetta, chiamata anche Gambero Terrestre a causa del suo grande protorace.

FORBICINE

La Forbicina Maggiore (Forficula o Labidura gigantea), di 10-20 mm. di lunghezza, rappresenta un piccolo gruppo di ortotteri diffuso su tutta la Terra. Il corpo dell'insetto perfetto è giallo chiaro, ad eccezione degli occhi, di una parte mediana-bruna dell'addome, e di una striscia ugualmente scura sulle elitre che si prolunga con interruzione sul protorace; la pinza della estremità del corpo rende facile riconoscere le Forbicine. Questa pinza serve di difesa, poiché le bestiole si aggrappano con essa quando vengono prese dalla parte anteriore, e serve anche a piegare e spiegare le ali. E' facile stupirsi sentendo parlare di ali e quindi della possibilità di volare delle Forbicine; tuttavia basta osservare il loro mesotorace. Dietro il protorace si scorgono due piastre quadrate che sono evidentemente le elitre membranose; esse sembrano terminare isolate in una puntina ottusa, chiara.

Queste due punte si trovano invece al di sotto delle elitre troncate in linea retta, e sono la sola parte visibile delle ali posteri, straordinariamente larghe e ripiegate nel modo più elegante.

Spiegando con delicatezza ed attenzione l'ala di una forbicina, ognuno può convincersi della sua ampiezza.

Per il resto del corpo, la testa si presenta libera, a forma di cuore, priva di occhi accessori, con occhi reticolati, lateralmente, sotto i quali sono collocate le antenne che possono avere da 12 a 40 articoli. L'apparato boccale è grande. L'addome è composto di 9 articoli, di cui due però si atrofizzano completamente nella femmina.

Le pinze o tenaglie, che distinguono le varie specie, variano nei due sessi della stessa specie.

La Forbicina Comune (Forficula auricularia) è piuttosto diffusa ed è molto malvista da tutti i coltivatori di fiori, verdura e frutta. Questa forbicina ha un lucido color bruno che diventa giallo sulle zampe, sul margine del protorace, ed alla base delle antenne di 15 articoli; sulla testa domina il rosso-ruggine. La pinza del maschio è molto depressa alla base e dentata, diventa poi rotonda e liscia, e si ricurva parecchio nel mezzo; quella della femmina assomiglia ad una pinza di filo di ferro. Le ali si toccano nella parte interna, e le punte si ricurvano in su; la mole del corpo va da 8 a 14 mm., sebbene le femmine siano sempre più piccole.

La femmina, di solito nascosta sotto qualche pietra con le sue uova bianche e ovali, è una madre tenerissima che protegge la sua prole e riaccosta subito le uova se vengono sparse. Dopo sei settimane sgusciano le larvette bianche, le quali rimangono vicine alla madre. Non si conosce con certezza il numero di mute cui vanno soggette, né se siano solo erbivore.

Una terza specie, la Forbicina Minore (Forficula minor), vive ugualmente in tutta l'Europa, ma è meno comune, data la sua piccolezza. Ha il corpo rivestito di fitti peli aderenti, le antenne sono composte al massimo di 14 articoli; l'estremità addominale con la tenaglia è rossa, mentre il colore delle zampe è più pallido.

TISANOTTERI o TRIPIDI

Sotto il nome di Tisanotteri, od Ali Frangiate (Thysanoptera), Haliday raggruppò una quantità di piccoli animali che assomigliano alle forbicine per la loro struttura e la mobilità dell'addome sottile, e in parte alle blatte per il capo obliquamente collocato, dall'alto in basso e all'indietro. Gli entomologi tedeschi però li uniscono sotto il nome di Tripidi (Thripidae) agli ortotteri, anche se la struttura della bocca è alquanto diversa. La testa sembra cilindrica, perché la bocca si prolunga a proboscide; invece delle mandibole hanno delle setole, le mascelle prolungate, unite al labbro superiore, con palpi di due o tre articoli, e palpi labiali di due. Come alimento succhiano i succhi delle piante. Tra i grandi occhi, sul cranio, sorgono le antenne, che hanno al massimo 9 articoli, e dietro le quali appaiono gli occhi accessori; questi particolari si vedono con l'aiuto di una buona lente, perché la maggior parte di questi animali raggiunge appena la lunghezza di 2 mm., e raramente la oltrepassa. Essi hanno quattro ali coriacee, spesso variamente macchiettate e listate, stese piatte sull'addome, talvolta rudimentali o mancanti del tutto.

I loro piedi terminano, invece che con unghie, con piccole ventose tonde, le quali, secondo Kiby, producono uno spiacevole pizzicore, se vengono a contatto con il viso dell'uomo.

I Tripidi, o Piedi a Vescica, si dividono in due gruppi, a seconda della conformazione dell'addome.

Al primo gruppo appartiene il genere Ploothrips, che si riconosce per le anche sferiche e divise, per le antenne ad 8 articoli e per i tre occhi accessori; le ali anteriori si incrociano e presentano una vena longitudinale. Vi sono inoltre individui privi di ali, ai quali mancano anche gli occhi accessori.

Al secondo gruppo appartiene il Tripide dei Cereali (Thrips cerealium), che ha soltanto la femmina munita di ali. L'animaletto è di un cupo rosso-ruggine tendente al nero; ha un riflesso giallo ai piedi, alle tibie delle zampe anteriori ed alle intaccature degli anelli addominali.

La larva è di un vivace color arancio, con la testa nera come una parte del protorace e l'estremità dell'addome; le zampe e le antenne sono più cerchiate e più chiare.

Con la quarta muta la femmina acquista rudimenti di ali che vanno sino alla metà del corpo.

Questi animali si trovano talvolta in gran numero nelle spighe della segala e del grano, che il loro succhiare fa intristire. L'Eliotripide Emorroidale (Eeliothrips haemorrhoidalis) vive tutto l'anno e in tutte le età a spese delle piante da conserva, come il Ficus retusa e la Begonia cebrina; si fissa sulla faccia inferiore dei giovani rampolli, che, per la mancanza di succo intristiscono. Le funzioni dell'alimentazione e dell'accoppiamento avvengono sempre di notte. La femmina depone le uova bianche, allungate, per lo più isolate, sulla faccia inferiore della costola mediana. Dopo otto o dieci giorni sgusciano le larve che hanno un pallido color giallo-rossiccio, nessun occhio accessorio, e sono prive di ali; presentano invece antenne bianche nelle quali si possono discernere solamente tre articoli. Fanno ad intervalli uguali tre mute, l'ultima delle quali le adorna di rudimenti di ali, in questo stato di ninfa sono poco mobili, cessano di mangiare, perché il loro corpo è tutto avvolto in una pelle chiusa. Dopo quattro giorni la ninfa comincia a prendere i colori; le antenne, le zampe e le ali tuttavia rimangono bianche. Spogliatosi dopo 6-8 giorni della pelle di ninfa, l'insetto raggiunge il suo aspetto completo nei colori e la capacità a riprodursi. E' lungo circa 1 mm., nero-bruno, eccettuata l'estremità addominale che è rosso-bruna, le antenne e le zampe giallo-pallide e le ali bianco-opache.

LEPISMATIDI o TISANURI

Latreille radunò sotto il nome di Tisanuri (Thysanura) una quantità di strani animali che si distinguono per la totale assenza delle ali, per la presenza di gruppi di occhi semplici invece degli occhi composti, lunghe antenne e corrispondenti appendici all'estremità del corpo, una squamatura o pelo tutto proprio sul lungo delicato e tenero corpo, ed un modo di vivere assai misterioso. Egli ne fece un ordine distinto; ma il formare un ordine distinto sotto il nome di Atteri (Aptera - privi di ali), o di Ametaboli (Ametabola - senza metamorfosi), non è possibile, e Burmeister assegnò loro un posto fra gli ortotteri.

Essi prendono quindi posto nella XIV e nella XV famiglia sotto il nome di Lepisme (Lepismatidae) e di Podure (Poduridae).

Le prime hanno corpo allungato, debolmente convesso sopra, coperto di squame delicate di splendore metallico, disposte come sulle ali delle farfalle. Sulla testa curva sono poste lunghe antenne setolose, a molti articoli, dietro le quali è un gruppo di occhi semplici. I palpi mascellari hanno fino a sette articoli, i labiali invece ne hanno quattro soltanto. I tre segmenti toracici, specialmente il primo si distinguono dai dieci successivi addominali per la mole più grossa. L'estremità addominale termina in setola articolare in numero dispari.

La Lepisma saccharina, molto diffusa, è un animaletto sottile, coperto sopra da squame argentee, con zampe ed antenne gialle; è visto di malocchio, perché è accusato di rodere, come la tignuola, la lana, la tela, la carta e persino il cuoio. Ha tre setole, caudali, di uguale lunghezza.

Diventa insetto perfetto e atto alla riproduzione dopo reiterate mute che non recano cambiamento nella sua forma.

C p i l e f w

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17 Mag. 2025 3:41:30 pm

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